Diario fotografico di una giornata di scambio semi; Costa Volpino, 14 febbraio 2016, ol baratì dele homehe, una giornata di scambio semi, ma anche condivisione di saperi e dialogo tra le piccole realtà d’Italia; i piccoli coltivatori custodi, semi di resistenza, semi ribelli, semi indipendenti, semi liberi…
“Recuperare i nostri semi è importante, le varietà locali e quelle coltivate da tempo nei nostri orti, hanno meno esigenze, delle moderne selezioni, che anche se in alcuni casi più produttive, sono state commercializzate per un agricoltura intensiva, sostenuta da interventi chimici. Ho sempre sentito dire che; un seme ha memoria, lui non vuole essere dimenticato, conosce meglio di noi la storia del mondo, la terra e il tempo, i semi devono essere liberi, sono una risorsa umana come il territorio e l’acqua…per questo bisogna fare rete, associarsi, collaborare, scambiare semi e informazioni e creare banche dei semi diffuse e non accentrate. Negli ibridi industriali delle ditte semenziere, a differenza
di quelli allo stato spontaneo dove tutto avviene secondo natura, il problema non sta nel metodo di produzione, piuttosto nella speculazione commerciale: chi coltiva piante ibride diventa dipendente dalle aziende produttrici perché è convinto che acquistando varietà appositamente selezionate, riuscirà ad avere un buon raccolto. Il successo e la produttività dell’orto non è affatto dettato dalle piante scelte, piuttosto dalla nostra sensibilità e dalle cure che dedichiamo al suolo. Contro i semi delle multinazionali, che vogliono brevettare il cibo, la natura e di conseguenza la vita degli uomini.”
foto di; Silvia Agliardi e Miroslav Bogdanovic, ed altre foto rubate sui social
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